Imparare a studiare

Imparare a studiare significa apprendere un metodo che aiuti ad approfondire le ragioni e i passi dello studio creativo o critico.

Le pagine che seguiranno intendono accompagnarti su questa strada. Ti saranno utili a condizione che accetti di verificare lealmente lï¿½ipotesi che imparare e studiare, prima ancora che un dovere, sono un bisogno ed un piacere.

Lo studio ï¿½ un cammino avventuroso, necessario, lungo come la vita e la storia di un individuo. Ora un cammino presuppone un punto di partenza, una strada, dei mezzi e una meta finale.

Chiamiamo metodo la strada e tutto ciï¿½ che usiamo e facciamo per raggiungere la meta. Metodo, infatti, etimologicamente significa: lungo o attraverso il cammino.
Il metodo di studio ï¿½ lï¿½insieme dei passi compiuti per studiare nel modo personale piï¿½ sicuro, spedito, adeguato, efficace possibile.

Non si impara se non cï¿½ï¿½ impegno. Lï¿½apprendimento, infatti, ï¿½ unï¿½iniziativa personale che dipende dalle motivazioni, dalla disponibilitï¿½, dalle maturazione delle capacitï¿½ e dallo stile di vita dello persona.

Il metodo ï¿½ una strada, ma se se uno non vuole camminare, non serve nessun tipo di strada: nï¿½ sentiero nï¿½ autostrada.
Come si impara a camminare camminando, cosï¿½ sï¿½impara a studiare studiando. Il metodo di studio ï¿½ un premio a chi... studia.
Non dire, dunque, "Non studio perchï¿½ non so studiare" oppure "Comincerï¿½ a studiare quando avrï¿½ appreso un metodo". Comincia a studiare cosï¿½ come ti viene richiesto dai tuoi docenti, acquisterai a poco a poco il tuo metodo di studio.

Studiare matematica, per esempio, comporta dei procedimenti diversi dallo studiare arte, perchï¿½ questï¿½ultima disciplina ha una struttura e dei principi diversi rispetto alla prima.
Il metodo deve essere, inoltre, rispettoso dellï¿½oggetto di studio. Non si puï¿½, per esempio, ridurre gli argomenti di storia ad una poltiglia di nozioni, che non ha nulla a che fare con la storia, che ï¿½ conoscenza critica del passato.

Un metodo autentico deve essere efficace, cioï¿½ permettere il raggiungimento dello scopo, che ï¿½ quello di imparare da uomini.

b) garantisce la qualitï¿½ dellï¿½istruzione nel tempo, per cui man mano che i giorni passano

Il fascino ï¿½ un aspetto dello studio. Il metodo deve favorire il manifestarsi di questo fascino rendendo piacevole lo studio.
Lo studio diventa piacevole a tre condizioni:
a) che si sia consapevoli
* di quello che si studia e
* del perchï¿½ si studia;
b) che si abbia la certezza di raggiungere lï¿½obiettivo;
c) che non comporti piï¿½ fatica del dovuto.

Studiare non significa "secchiare": circondarsi solo di libri, non vedere o non pensare altro allï¿½infuori dello studio e delle interrogazioni, rimanere ore ed ore attaccati alla scrivania.
Lo studio ï¿½ una forma consapevole di apprendimento finalizzata alla scoperta e alla manipolazione intelligente della realtï¿½ attraverso le discipline scolastiche (storia, matematica, chimica, ecc.), in vista della propria umana realizzazione.
Il metodo di studio deve perciï¿½ aprire a tutta la realtï¿½: al gioco, allo sport, alla natura, agli amici, alla musica, ecc.
ï¿½ vero studente chi sa vivere, cioï¿½ chi sa imparare da tutto e da tutti: sa fare delle valide ed interessanti esperienze dentro e fuori la scuola.
Per questo se vuoi imparare a studiare, non devi sciupare nessuna esperienza, ovvero devi vivere con consapevolezza, stupore ed intelligenza la tua giornata, interrogando e lasciandoti interrogare dalle cose, esercitando il piï¿½ possibile lï¿½attenzione in ogni attivitï¿½, riflettendo sul tuo io in azione.

Conoscere significa incontrare ed accogliere qualcosa o qualcuno.
La prima reazione allï¿½incontro ï¿½ un sentimento di stupore. Questa parola, etimologicamente significa: reazione ad un qualcosa dï¿½imprevisto, di inaspettato, da cui siamo stati come battuti, colpiti.

Lo stupore ï¿½ stato definito la molla della conoscenza, di ogni conoscenza, anche di quella scientifica. Infatti "la ricerca scientifica prende lï¿½avvio da problemi pratici e teorici, cioï¿½ da aspettazioni deluse, da scoppi di meraviglia" (D. Antiseri).
Non credere, dunque, che lo stupore sia cosa di bambini o di ingenui. Essere capaci di meraviglia ï¿½ segno di intelligenza, perchï¿½ come nota un filosofo francese "Lo stupore ï¿½ la grazia essenziale dellï¿½intelligenza" (G. Marcel)

Si potrebbero indicare le qualitï¿½ del vero studente con la sigla O.S.A.R.E: Osservare, Stupirsi, Ascoltare, Ricevere, Esperimentare.
Questi verbi sono pressochï¿½ sinonimi. Significano, infatti, "entrare in contatto con la realtï¿½ in modo attivo e rispettoso di tutti gli elementi che la compongono".
Lo studio, come del resto la vita, comporta sempre un rischio: lï¿½inizio di unï¿½avventura, che non si sa come andrï¿½ a finire, e la rinuncia a qualcosa (esempio: alla propria ignoranza).
Da qui il dovere di Osare che in questo caso vuol dire essere disponibili ad imparare sempre, a sintonizzarsi con la realtï¿½, ad accogliere, smettendo di pensare che il mondo coincida con il proprio io o che gli altri siano specchio e strumento di noi stessi. Il vero studio, in altre parole, richiede coraggio.
Bisogna, infatti, essere coraggiosi per superare pregiudizi e per imparare da tutti e da tutto: occorre avere il coraggio di stupirsi e di accogliere.

Per risvegliare la meraviglia e la simpatia di fronte a ciï¿½ che incontriamo, vediamo, leggiamo, ascoltiamo, bisognerebbe:
* tenere gli occhi bene aperti, osservando la realtï¿½ senza pregiudizi, ascoltando senza prevenzioni, stando sempre allerta;
* amare il silenzio e la compagnia (di uomini, libri, ecc.) che sanno risvegliare in noi lï¿½ammirazione e stimolare la nostra curiositï¿½;
* esercitare lï¿½attenzione e la capacitï¿½ di far domande.

1 - Non pretendere di fare mille cose contemporaneamente
2 - Prendere le distanze da persone, rumori, cose, situazioni che potrebbero distrarre durante lo studio. ï¿½ bene, perciï¿½, oltre che spegnere la TV e simili, ripulire il tavolo dal materiale (fogli, libri, adesivi, manifesti, riviste, ecc.) che non cï¿½entra con lï¿½attivitï¿½ dello studio o con la esecuzione del compito.
3 - Prima di iniziare lï¿½attivitï¿½ concentrarsi per un momento come fanno gli atleti prima delle loro gare. Infatti non ï¿½ opportuno il passaggio immediato dallo svago al lavoro.
ï¿½ meglio progettare il percorso di studio che buttarsi a razzo su libri e quaderni e avere lï¿½illusione di terminare in "quattro e quattro otto".
4 - "Ciï¿½ che non si apprende in mezzo secondo, o lo si apprenderï¿½ male o non lo si apprenderï¿½ per niente". Ne consegue che se si vuole risparmiare tempo e fatica nello studio, si deve impegnare tutta la propria attenzione subito e mantenerla istante dopo istante.
5 - Creare in classe un clima di amicizia e di solidarietï¿½ tra insegnanti e compagni. ï¿½ questa una base necessaria per lavorare insieme con piacere, con gusto e, quindi, con attenzione.
6 - Durante lo studio aiutarsi con "trucchi" del tipo:
* sottolineare, visualizzare, schematizzare
* concedersi al momento opportuno due o tre minuti di riposo,
* iniziare lo studio dagli argomenti o dalle materie piï¿½ difficili e noiosi,
* cercare di anticipare le conclusioni dei fatti o dei ragionamenti che il testo ti sottopone (gioco del chiudo il libro ed indovino).
7 - Preparare con una lettura esplorativa o con domande personali lï¿½argomento che sai verrï¿½ sviluppato il giorno dopo.
8 - Curare lï¿½alimentazione e la respirazione

Per studiare bene e con gusto occorre essere curiosi, coltivare il desiderio di fare domande e di affrontare ogni tipo di problema. "Lo studio e la ricerca della veritï¿½ e della bellezza rappresentano una sfera di attivitï¿½ in cui ï¿½ permesso di rimanere bambini per tutta la vita" (A. Einstein)

Un testo ï¿½ il frutto delle domande, che lï¿½autore si ï¿½ posto attorno ad una certa realtï¿½ o ad un certo argomento.
Studiare un capitolo o gli appunti di una lezione, perciï¿½, vuol dire fare emergere domande, valutarne la portata, verificarne le risposte.
Per interrogare, perï¿½, occorre essere capaci di ascoltare (se si tratta di un testo orale) e di leggere (il testo scritto) con attenzione, senza pregiudizi, tutto.
Dallï¿½ascolto e dalla lettura (di tutto, ripetiamo: del titolo, dei sottotitoli, delle immagini, ecc.) nascono domande che potrebbero essere formulate secondo lo schema.di Aristotele: Chi? cosa? come? quando? dove? perchï¿½? con quali mezzi? oppure con proposizioni del tipo: Cosa accadrebbe se...? Cosa si deve fare affinchï¿½...?

Nellï¿½uno e nellï¿½altro caso, a seconda del contenuto, delle finalitï¿½ e del tipo di testo, possiamo distinguere le domande in:
meccaniche, domande-ponte, personali.
Per capire meglio questa distinzione, prendiamo un capoverso di un capitolo di storia:

"Giï¿½ sappiamo che nel 1543 Copernico aveva esposto una rivoluzionaria teoria astronomica, secondo la quale la terra gira attorno al sole. Unï¿½affermazione contraria a ciï¿½ che ï¿½ scritto nella Bibbia e che aveva perciï¿½ destato lï¿½opposizione di molti teologi: i primi a condannare la teoria eliocentrica (elios in greco significa sole) di Copernico erano stati, giï¿½ nel 1549, i luterani".

A - Quando Copernico aveva esposto la sua teoria? Cosa sosteneva? A quale affermazione era contraria? Di chi aveva suscitato lï¿½opposizione?
Si tratta in questo caso di domande meccaniche, in quanto vengono formulate rendendo interrogative dirette le frasi del testo.
B - Perchï¿½ la teoria di Copernico ï¿½ rivoluzionaria? Perchï¿½ e da chi viene condannata?
Queste vengono chiamate domande-ponte: nascono prestando attenzione al filo del discorso, ai singoli passaggi, allo specifico dellï¿½argomento.
C - Chi era Nicolï¿½ Copernico? In base a cosa sosteneva la sua teoria? Perchï¿½ prima si credeva il contrario? Quali le conseguenze della teoria di Copernico e della sua condanna?
Qui evidentemente si tratta di domande personali, in quanto sono espressione del bisogno, che ha lo studente, di approfondire e di collegare lo studio con il sapere giï¿½ acquisito.

Le domande nozionistiche sono del tipo: cosa? chi? quando? dove? perchï¿½? come?
Le domande formulate nel paragrafo precedente sono in un certo senso di tipo nozionistico.
Quelle metodologiche hanno come oggetto non tanto le nozioni, quanto i punti di vista specifici delle discipline. Variano quindi a seconda della materia che si sta studiando.
Per esempio, in storia, che come sai ï¿½ una scienza che si basa sui documenti scritti, non basta sapere semplicemente cosa ï¿½ successo, occorre rendersi conto di come quel determinato fatto ï¿½ riportato ed ï¿½ stato interpretato o ï¿½ interpretabile. Sorgono, perciï¿½, domande del tipo: come e da chi viene documentato il fatto? come viene spiegato? quali cause e quali conseguenze vedono gli storici in questo fatto?
Il capoverso su Copernico, sopra riportato, inizia con un "giï¿½ sappiamo", che ha la funzione di richiamare lï¿½attenzione su un documento o un passo precedente.

Le domande agli insegnanti possono essere poste prima, durante e dopo la lezione, la lettura o qualsiasi altra attivitï¿½ di studio. Non importa come vengano formulate. Ciï¿½ che conta ï¿½ che siano il piï¿½ possibile chiare.
Non avere paura nï¿½ vergogna. Non bisogna, infatti, dimenticare che
* gli insegnanti vengono a scuola perchï¿½ tu possa imparare, cioï¿½ perchï¿½ le tue domande abbiano una risposta e diventino sempre piï¿½ numerose e precise;
* non esistono domande stupide: sono stupidi soltanto gli studenti che si astengono dal fare domande quando non hanno capito;
* ï¿½ utile prendere nota delle domande che nascono anche nello studio a casa per poterle rivolgere il giorno dopo allï¿½insegnante.

Per imparare a porre domande a sï¿½ e agli altri, ï¿½ opportuno prestare attenzione, oltre ai quesiti proposti dai manuali (in genere al termine del capitolo), alle interrogazioni, in particolare alle domande poste dallï¿½insegnante.
Lï¿½interrogazione ï¿½ un momento molto importante del processo di studio. Non considerarla semplicemente un controllo ai fini del voto. Puï¿½ essere unï¿½occasione per approfondire lï¿½argomento, per chiarire i punti oscuri e per esercitarsi nella formulazione e nellï¿½annotazione delle domande.
Diciamo "annotazione", perchï¿½ ï¿½ bene scrivere sul proprio quaderno i quesiti, a cui in quel momento magari non si sa rispondere, mentre nello studio pomeridiano potrebbero diventare spunto per ripasso o per una ricerca.

Lï¿½essere umano ï¿½ fatto per domandare e per ricevere risposte. Tutto attorno a lui lo invita a farlo: i fenomeni della natura, la presenza dei suoi simili, la percezione di una realtï¿½ complessa, varia, misteriosa.
Bisogna che nello studio e nella scuola si riprenda a dare retta al "cuore" dello studente e dellï¿½insegnante e di quanti vivono e operano in essa.
ï¿½ assurdo, illegittimo, atto di violenza predeterminare, filtrare, circoscrivere le domande dellï¿½uomo studente.
Non ci sono solamente le domande dei programmi, delle interrogazioni formali (e non), dei libri di testo. Ci sono domande dï¿½altro, questioni che ci vengono poste e che constatiamo i noi e negli altri, sono domande di felicitï¿½, di giustizia e di amore.

Porre domande adeguate ï¿½ desiderare ed impegnarsi a trovare risposte adeguate senza esaurire la categoria della possibilitï¿½ ï¿½ regola di ogni vera ricerca.
Il gusto esploratorio, infatti, ï¿½ analogo a quello di un individuo che si reca in un paese straniero (esempio, in India). Qui tutti i simboli che il viaggiatore incontra gli risultano illeggibili perchï¿½ non possiede le categorie per interpretarli. Se egli, perï¿½, suppone che essi non siano privi di significato, si mette a cercare una chiave interpretativa con la certezza che questa esista davvero. Se non partisse da questo atteggiamento di fiducia, non si metterebbe neppure a cercare.
La domanda, se ï¿½ vera, implica un impegno per la risposta, ma questa attinge energia da un credito di fiducia dato alla realtï¿½.
Da cosa viene favorito questo credito? Dal gusto dei legami, da una trama di rapporti che non censurano nulla, ricordano che "siamo nani sulle spalle dei giganti" (Giovanni di Salisburgo, sec. XII), sollecitano a verificare le ipotesi che vengono consegnate nellï¿½educazione, come afferma Goethe: "quel che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo".

Imparare a porre domande e cercare risposte ï¿½ imparare a rapportarsi alle discipline di studio in modo critico e significativo.
Si tratta di accettare la sfida che esse pongono con le loro domande e ipotesi di risposta: accettare la crisi del nostro sapere e del nostro rapporto con la realtï¿½ prendendo sul serio i problemi, ciï¿½ che esse mettono davanti agli occhi, senza rinunciare allï¿½essenza delle cose.
In questï¿½ottica studiare ï¿½ pensare, porre ed ascoltare domande, argomentare, discorrere con altri e quindi con se stessi.

Le operazioni che uno studente compie per imparare con profitto e con gusto sono parecchie.
Per poterle piï¿½ facilmente ricordare nel loro peculiare significato le indichiamo con alcuni composti di prendere e che potrebbero essere considerati parenti del verbo apprendere. A fianco di ognuna diamo una spiegazione, indichiamo la facoltï¿½ umana maggiormente impegnata e lï¿½attivitï¿½ da svolgere nella lettura.
Sono operazioni che si implicano e si richiamano a vicenda nella soluzione di quel problema che si chiama studio attraverso un testo orale (la lezione), scritto (il capitolo assegnato), multiplo (il documentario proposto per approfondire un certo argomento). Le illustriamo separatamente per esemplificare il discorso.

Operazione	Descrittori	Attivitï¿½
I - Sorprendere	concentrarsi interrogare e farsi interrogare accogliere con stupore usare ta lï¿½immaginazione	Lettura esplorativa, ripresa degli appunti della lezione, formulazione di domanda, precisazione degli obiettivi, individuazione delle strategie
II - Comprendere	afferrare con la mente in modo da prendere dentro di sï¿½, stabilire collegamenti,	parafrasi (cercare di capire le parole, tradurre il testo con termini propri); lettura analitica: cogliere le informazioni principali, individuare i rapporti tra i concetti, schematizzare, riassumere
III- Riprendere	ritornare con la mente, fissare nella propria mente, memorizzare	Svolgere gli esercizi, "verbalizzare" gli schemi, ripassare, stare attenti alle interrogazioni
IV - Intraprendere	continuare in modo personale, rielaborare, esporre	confrontare, concretizzare i concetti, cogliere il nesso con la realtï¿½ delle cose e la propria esperienza, autointerrogarsi, "dire" la lezione studiata

Per una completa ed adeguata comprensione del quadro rimandiamo ai testi del prof. MAZZEO ROSARIO: Un metodo per studiare, 1990, pag. 80-149; Insegnare un metodo di studio, 1997, pag. 379 -590

Lo studente ï¿½ un singolare tipo di lavoratore o, se preferisci, di atleta, di professionista. "Anche lo studente svolge una professione - sia pure con caratteristiche peculiari - e anche per lui si puï¿½ parlare dellï¿½esistenza di una certa professionalitï¿½" (Di Fazio)
Lï¿½indice della "professionalitï¿½" di uno studente ï¿½ misurato dalla sua capacitï¿½ di pianificazione.

Pianificare unï¿½attivitï¿½ in modo razionale significa "tenere presente tutti i fattori implicati in quellï¿½attivitï¿½ che nel caso dello studio sono: le capacitï¿½ e i ritmi di apprendimento personali, la quantitï¿½ e la scadenza dei compiti, il bisogno e il dovere di imparare, le richieste della famiglia e della scuola frequentata.
Per questo ï¿½ necessario, innanzitutto, conoscere e valutare se stessi con lealtï¿½ e con realismo, e, in secondo luogo, avere idee chiare sullï¿½utilitï¿½ della pianificazione e del quadro orario settimanale.
Ne proponiamo alcune alla tua riflessione, che potrai vagliare in classe e verificare nella tua giornata.
1. La pianificazione fa guadagnare tempo. Infatti favorisce un migliore rendimento negli studi e lascia il giusto spazio agli interessi e alle esigenze extrascolastiche.
2. Il quadro orario settimanale, messo bene in vista nel luogo dove solitamente si studia, dovrebbe tener conto: della mole di lavoro, delle difficoltï¿½ e delle preferenze dello studente nelle singole materie, di eventuali esigenze di ripasso e di approfondimento.
In altre parole, non deve essere fisso ed immutabile, ma adattabile alle necessitï¿½ dello studio e dello studente.
3. Lo studente intelligente prepara ogni giorno su un foglio o sul diario lï¿½elenco degli impegni, dei compiti e delle lezioni da studiare. Se alla sera ci si accorge di non aver svolto tutte le attivitï¿½ programmate, aggiunge queste allï¿½elenco del giorno seguente.
4. Lo studente intelligente distribuisce le attivitï¿½ di studio in modo logico ed equilibrato: alterna, ad esempio, materie letterarie ad argomenti scientifici; non lascia per ultima la disciplina piï¿½ difficile o quella che piace di meno.
5. Fissa delle ore di studio tutti i giorni. Anche quando non ci sono in vista interrogazioni o compiti da svolgere, egli mantiene due-tre ore di studio nel proprio quadro orario per riprendere, approfondire o anticipare delle lezioni o semplicemente per leggere.
6. Evita la frammentarietï¿½, cioï¿½ di passare da un argomento allï¿½altro come si passa da un canale televisivo allï¿½altro.
7. Quando un certo lavoro (ad esempio un tema, una ricerca) non gli viene assegnato con scadenze precise, il bravo studente annota sul proprio diario o una data o lï¿½appunto "quanto prima", per non trascinarsi a tempo indeterminato lï¿½esecuzione del compito.
Meglio, per esempio, prepararsi al compito di inglese con 20 minuti al giorno che studiare 5 ore consecutive alla vigilia.

Anche lo studio ha le sue regole. Possono essere regole imposte dalla scuola (orari, programmi, interrogazioni, compiti, valutazioni, ecc.), dalla classe, dalla famiglia, dalla situazione. Oppure spontanee: assunte liberamente per raggiungere degli scopi.
Le une e le altre, se accolte e rispettate in modo serio e coerente, sono espressione di ciï¿½ che potremmo chiamare autodisciplina dello studente.

Nello studio "ciï¿½ che importa ï¿½ conoscersi ed accettarsi" (J. Guitton). ï¿½ necessario che uno veda se stesso per quello che ï¿½; che non presuma troppo da sï¿½, ma nemmeno che sottovaluti le proprie forze.
ï¿½ importante che ognuno stimi se stesso, valutando le proprie capacitï¿½ per quello che sono, senza confondere la realtï¿½ con il desiderio o con la fantasia, senza presunzioni nï¿½ vittimismo.

Per riuscire nello studio occorre essere pronti a fare esperienza di quello che si incontra nelle diverse circostanze della vita.
Il vero studente, infatti, ï¿½ uno che sa imparare da tutto e da tutti, cioï¿½ sa vivere. Si appassiona allo sport, agli amici, alla musica. Sa divertirsi, partecipare ad una gita, gustare un film, stare in compagnia, ecc.
Ne consegue una regola preziosa per chi vuole effettivamente studiare e riuscire negli studi: vivere fino in fondo la propria condizione umana, coltivando i propri interessi, cercando di imparare sempre e dovunque.

Lo studio, come ogni altra attivitï¿½ umana, richiede impegno, per cui urta prima o poi contro svariate difficoltï¿½ ed un mucchio di errori. In questa situazione ï¿½ facile cadere nello scoraggiamento ed essere tentati di abbandonare il campo.
Occorre non sciupare la risorsa errore.

La regola dï¿½oro del lavoro intellettuale puï¿½ formularsi cosï¿½: "Non tollerare nï¿½ semilavoro nï¿½ semiriposo. Datti tutto intero o distenditi in modo completo. Che non ci siano mai in te mescolanze del genere". (J. Guitton)

Chi studia rimanendo sempre solo perchï¿½ si pensa "staccato" da tutti ï¿½ uno studente in pericolo (Pascal Ide). Da qui lï¿½invito a cercare lï¿½appoggio e il contatto con altri (compagni, docenti, genitori, ecc.)


R. Mazzeo, Un metodo per Studiare, Il Capitello (adatto agli studenti)	R. Mazzeo, Insegnare un metodo di studio, Il Capitello (adatto agli insegnanti)